Sequence VII - WhiteE42
L’obiettivo, come uno sguardo, scivola sugli spazi, delinea uno spazio che dialoga con un altro spazio. Ma la soglia che indica il confine tra due spazi è essa stessa uno spazio di sospensione, tempo fluttuante dell’attesa.
Il bianco e il nero, la luce e le ombre, due soglie contrapposte che si aprono all’esperienza della formazione dell’immagine e del suo linguaggio.
La maggior parte di queste superfici è bianca. Campiture luminose che appaiono più leggere, più assenti.
Ma l’assenza così come il silenzio è un limite che conserva un senso acuto del suo contrario e ad esso si contrappone: assenza di cose, non di possibilità.
Dal bianco quindi emergono segni, geometrie, formalismi che possono richiamare l’astrattismo materico, l’espressionismo astratto,
ma sono solo pretesti per far assumere al bianco quel realismo, quello spazio/tempo vuoto, da colmare con la nostra immaginazione.
Il bianco genera dei vuoti da colmare, che suggeriscono un’infinita ricerca.
Anche nelle crepe, nei buchi il tempo scorre. Documentare il passaggio del tempo sulle architetture è come vederlo altro da sé, e forse ci mette in pace con il nostro cambiamento interiore.